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martedì 9 aprile 2013

Due uomini. Una scelta. Un unico destino.




Derek Cianfrance non è più un novellino del suo ambiente. Dopo il grande esordio hollywoodiano alla regia con Blue Valentine, si conferma come un talento emergente. Il suo occhio filmico, intimista ed indagatore, non delude nemmeno stavolta: Come un tuono, (in lingua originale The place beyond the pines), è un film che al primo impatto può risultare ostico, privo di riscatto e tagliente. Eppure non fa altro che descrivere, in modo cristallino e mirato, la realtà. Una realtà per la precisione: quella della cittadina americana di provincia Schenectady, che in lingua mohawk significa " il posto al di là dei pini". Il regista opta stavolta per una pluralità di temi, mettendo in scena violenza e abbrutimento, drammi familiari, rapporti umani tra padri e figli, segnati dall'incomunicabilità. Ancora una volta protagonista, Ryan Gosling, già presente in Blue Valentine e famoso per il film Drive, riesce a farsi notare non soltanto per la prestanza fisica, ma anche per lo straordinario talento ed unicità nella recitazione. Il suo volto espressivo, veste stavolta dei panni sudici e tatuati: quelli di Luke Glanton, un uomo di poche parole e pochi sogni. La sua specialità: quella di "correre come un fulmine" con la sua moto, sfidando la gravità in uno spettacolo ambulante chiamato "Globo della morte". È acclamato dal pubblico come Luke il bello, ma ben presto una paternità inaspettata, avuta da una breve relazione precedente con la bella Romina (Eva Mendes), lo porterà a confrontarsi con qualcosa di più grande, e con più grandi responsabilità. Non avendo a sua volta conosciuto una vera figura paterna, Luke cercherà di prendersene cura, usando tutti i suoi mezzi per garantire al bambino un futuro concreto. Scegliendo la strada più tortuosa: inizia a rapinare banche e a sfruttare così la sua abilità con la moto. Luke sfreccia come un fulmine lungo le strade della cittadina, aiutato da un complice, Robin, racimolando sempre più denaro sporco, usato per un fine nobile. Ma si sa, chi corre come un fulmine, si schianta come un tuono. La sua è la figura dell'antieroe, che paradossalmente si troverà a scontrarsi con il perfetto opposto: Avery Cross. Poliziotto onesto e meritevole, con una famiglia vera alle spalle, e dei sani principi. Sullo sfondo di un inseguimento così coinvolgente da far saltare il cuore in gola, Bradley Cooper si riconferma un valido attore, reduce da un'interpretazione eccellente ne Il lato positivo, ma questa volta leggermente adombrato dal collega Gosling.



Il loro breve ma fatale incontro decreterà un destino comune, e delle successive generazioni. Avery Cross metterà in dubbio la sua integrità per raggiungere scopi personali. Un turbine senza ritorno lo inghiottirà in losche faccende. Tra polizia corrotta e traffico di droghe, raggiungerà la vetta. Ma a quale prezzo? Una moralità frantumata che indugia al confronto con quella di Luke. Di fronte ad un disegno superiore ogni uomo è uguale. Bene e male si mischiano, vite nuove e vecchie si incrociano. 

Due uomini, due padri. Le loro azioni finiscono per compromettere altre vite, quelle dei rispettivi figli ormai adolescenti, prese in esame nella terza parte del film. Un tema molto noto quello trattato, che ci porta a fare un richiamo inevitabile alla letteratura greca, alla famigerata ereditarietà della colpa di Eschilo (tramandata di padre in figlio), sintomo dell'ineluttabilità del fato. Si intravedono, tra il sudiciume delle pistole, della droga e della povertà, timidi barlumi di amore, o di affettività, nel piccolo nucleo composto da Luke, Romina ed il bambino, immortalati sorridenti, da un’istantanea che si tramanderà nel tempo. Il regista non dimentica nemmeno questo. Un calderone di temi e di emozioni insomma, che rischiano di tramortire, ma che sono cuciti a pennello su ogni personaggio. Le vite di ognuno sono scandite da piani ravvicinati alternati da inquadrature più generiche, donando al tutto un ritmo incalzante. Ma dividendo il film in tre lunghi episodi, Cianfrance risulta un po’ prolisso nella narrazione, rischia di fiaccare a tratti la trama, facendo perdere di vista il fulcro del film.

Insomma, Come un tuono non è certo un film facile, né per deboli di cuore. I protagonisti sono nudi di fronte a noi, ognuno intrappolato nella propria gabbia, di paura, di bugie, di parole non dette. Ma ciascuno di loro, a suo modo, ci dà qualcosa, li amiamo e li compatiamo. Il finale di ampio respiro racchiude il sigillo di una languida pace, e fa tirare al pubblico un respiro di sollievo. Non è una vera conclusione, sembra quasi un nuovo e potente inizio. È per questi motivi che il film ci entra dentro, e ci rimane. Si attacca ai nostri sensi, facendoci sentire forti e vulnerabili, nella nostra identità di uomini. Una lacrima trattenuta non esita a scendere. La vita è questo dopotutto: è rischiare, è mettercela tutta, è la speranza di un qualche riscatto, è il tempo che scorre imperterrito; non si può far altro che nascondere la polvere, e andare avanti, sempre avanti, verso una nuova perdita di equilibrio.


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